La danza e le età della donna
- Anna Veronesi
- 22 mag 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Il femminile è la forza che regge il mondo, e nel femminile c'è la ciclicità. La menopausa la interrompe, ma una donna cosciente di se stessa è sempre una ragazza, dato che come dicevano i saggi cinesi, la menopausa è una seconda primavera.
Il femminile è la forza delle acque, del sogno e dell'immaginazione, del tempo che ritorna, in contrapposizione con il tempo lineare, razionale, archetipico maschile, sul quale si fonda la nostra società.
Nell'infanzia fondiamo le basi della nostra psiche. Già nell'utero materno ognuno di noi ha sperimentato le forze che caratterizzeranno buona parte delle nostre sfide psicologiche e spirituali. Durante l'infanzia, spesso, incontriamo la danza, praticandola o sognandola, e quasi sicuramente le ore passate in sala ci formeranno per la vita.
Il mondo dell'infanzia transita verso l'età adulta attraverso la seconda grande iniziazione (dopo quella della nascita), e cioè quella dell'adolescenza, tempo di crisi e di individuazione. In questo periodo ci avviciniamo alla sessualità genitale e ci prepariamo ad impersonare un ruolo. L'impegno fisico e mentale della danza può andare in rotta di collisione con le nostre tempeste emotive, il desiderio di sperimentare altre vie, le aspettative della scuola e dei nostri genitori. Da giovani adulti avremo probabilmente fatto le nostre scelte, proseguendo (in pochi) verso una carriera appassionante ma difficile oppure archiviando questa attività fra i ricordi d'infanzia.
Nell'età matura, dove il vigore fisico in genere si accompagna al pieno fiorire delle attività mentali, siamo ormonalmente più predisposti, sia da parte maschile che femminile, a recuperare e arricchire archetipicamente la coppia genitoriale. E ci sono le nuove sfide, dove il lavoro e la gestione della vita quotidiana sembrano avere la meglio.
Mentre poi il maschile, pur con una lieve e graduale diminuzione delle capacità fisiche, continua sin quasi alla soglia della morte a pensarsi "maschio", la donna, tra i quaranta e i cinquant'anni, incontra la sua terza iniziazione con la menopausa e la cessazione del ciclo mestruale. Questa fine sembra essere la prova patente che l'essere produttivo (riproduttivo) in lei non esista più, che una certa attrattività si sia persa, in altre parole che si sia "meno donne". E, ironicamente, nella nostra società dove la vita si allunga, questo periodo ricopre molti più anni di quelli dell'età fertile. Questa terza iniziazione però ci porta a vivere in modo slegato dalle forche caudine della sessualità gravidica.
Non è un caso che molte donne adulte e anche "più che adulte" si riavvicinino alla danza, specialmente alla danza classica. disciplina che insegna loro un modo di esprimere e gestire la femminilità assai profondo. A differenza di attività destinate solo al recupero della forma fisica o all'eliminazione dello stress, la danza coinvolge, oltre ad un discreto esercizio fisico, anche l'immaginazione e il sogno, ci spinge a ricrearci, a trovare in noi stesse capacità dimenticate ed identità insospettabili. Stiamo assistendo ad un cambiamento antropologico e culturale di cui le donne sono principali protagoniste, dato che hanno contemporaneamente conquistato autonomia esistenziale e superato il destino che le voleva mere fattrici, per di più facendole spesso sopravvivere ai loro compagni. Ed in questa età molte scelgono di riavvolgere la bobina della loro esistenza, e di recuperare i sogni perduti, tra i quali le scarpette da ballo.
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